Quando il lavoro notturno è un danno per la salute

Persona stanca che lavora al computer di notte, con telefono e quaderno sul tavolo.

Alterare l’orologio biologico imponendo all’organismo orari di attività che vanno in contrapposizione alle abitudini guidate dalla luce del sole determina uno sfasamento di vie metaboliche perfettamente organizzate e sincronizzate tra giorno e notte.

Recenti studi (1) hanno dimostrato che dopo un turno di notte, il metabolismo digestivo si sposta di ben 12 ore rispetto al normale e ciò determina un flusso di segnali che confondono il giorno con la notte e viceversa. Questa alterazione può spiegare, almeno in parte, perché i turnisti sono più soggetti a patologie cardiovascolari, obesità e diabete.

Ma la soggettività è sempre alla base di tutto ed è noto che molti turnisti affrontano più serenamente gli orari di lavoro notturno rispetto ad altri che reagiscono male e avvertono senso di ansia e stanchezza eccessiva dopo il turno.

In questo caso entra in gioco la melatonina che orchestra la circadianità ormonale e metabolica dell’organismo. È stato visto che questa è correlata alle vie di segnale che governano la fame e la sazietà oltre che alle vie coinvolte in patologie quali diabete e ipertensione.

In particolare è stato trovato un polimorfismo del gene MTNR1B che condiziona i livelli di glicemia notturna con una conseguente influenza sui valori di cortisolo.

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