Caffeina e cardiomiopatie

Il caffè è una bevanda ampiamente conosciuta per le sue capacità eccitanti a carico del sistema nervoso centrale (effetto nootropo) tanto che è diventata una delle sostanze maggiormente consumate nel mondo.
Tuttavia, le capacità eccitanti dell’alcaloide contenuto nel caffè, la caffeina, hanno fatto in modo che alcuni studiosi andassero a ricercare gli effetti che questa bevanda potrebbe avere a favore o sfavore dell’apparato cardiocircolatorio

. Uno studio di coorte della durata di 13 anni ha messo in luce come il rischio di soffrire di patologie cardiache quali malattia coronarica (CHD O Coronary Arthery disease) è finemente associato alle variazioni contenute all’interno del nostro DNA.

Il gene COMPT (catecolamin – O – metil transferasi) è deputato alla sintesi dell’omonimo enzima la cui funzione è la degradazione di svariate sostanze tra cui le catecolammine (adrenalina e noradrenalina).

Nello studio di Happonen et al. è stata valutata la correlazione tra la variazione del gene COMPT e l’incidenza di soffrire di CHD nei 13 anni successivi. Dallo studio è emerso che nei soggetti che possiedono una variante genetica che gli permetteva di avere una quantità elevata di questo enzima (COMPT), il consumo di caffè, anche se massiccio, non era correlato al maggior rischio di incorrere in patologie a carico dell’apparato cardiocircolatorio quali infarto al miocardio e patologie coronariche.

Viceversa, soggetti che possedevano la variante svantaggiosa del gene COMPT, erano maggiormente esposti al rischio di incorrere in patologie cardiocircolatorie qualora consumassero più di 3 caffè durante il giorno. Va sottolineato che la maggior parte dei soggetti che presentavano la variante svantaggiosa del gene COMPT che avevano sofferto di patologia coronarica nei 13 anni successivi erano considerati “coffee sensitive”, con una bassa capacità di metabolizzare la caffeina

. Conoscere i polimorfismi a carico dei sistemi metabolizzatori della caffeina può veicolare verso comportamenti alimentari positivi al fine del mantenimento del benessere cardiocircolatorio.

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