La sensibilità al glutine non celiaca (NCGS) è una condizione caratterizzata da una risposta immunitaria acuta della mucosa intestinale dopo il consumo di alimenti contenenti frumento, orzo, segale o malto. Pur non essendo né celiachia né allergia al frumento, può causare sintomi come:
- disturbi gastrointestinali: gonfiore, dolore addominale, diarrea o stitichezza;
- sintomi extraintestinali: mal di testa, stanchezza, difficoltà di concentrazione, dolori articolari o alterazioni dell’umore.
Uno studio pubblicato sulla rivista Gut ha confrontato i profili sierologici di tre gruppi: pazienti celiaci, individui con sintomi simili alla celiachia ma senza marcatori della malattia e persone sane.
I risultati hanno mostrato che i soggetti con sensibilità al glutine presentavano livelli significativamente elevati di biomarcatori indicativi di danno alle cellule intestinali, infiammazione e alterata permeabilità della barriera intestinale, suggerendo un coinvolgimento del sistema immunitario innato nella patogenesi della condizione.
Che differenza c’è con la celiachia?
La differenza principale tra sensibilità al glutine non celiaca e celiachia riguarda il meccanismo con cui il corpo reagisce al glutine.
- La celiachia è una malattia autoimmune che, in presenza di glutine, scatena un’infiammazione cronica che danneggia la mucosa intestinale, causando atrofia dei villi intestinali e difficoltà nell’assorbimento dei nutrienti. Si diagnostica attraverso test sierologici (anticorpi anti-transglutaminasi) e si conferma attraverso una biopsia intestinale.
- La sensibilità al glutine non celiaca, invece, non comporta un danno visibile all’intestino e i test per la celiachia risultano negativi. La diagnosi si basa principalmente sull’esclusione di altre patologie e sulla risposta individuale alla dieta senza glutine.
Un altro elemento da considerare è il ruolo dei test genetici: questi esami permettono di valutare la predisposizione genetica alla celiachia analizzando la presenza degli alleli HLA-DQ2 e HLA-DQ8. Anche se la loro assenza esclude quasi del tutto la celiachia, la loro presenza non equivale automaticamente a una diagnosi, ma indica un rischio maggiore di sviluppare la malattia. Inoltre, i test genetici sono in grado di individuare anche una possibile sensibilità al glutine, fornendo informazioni utili per personalizzare l’alimentazione attraverso il supporto di medici e specialisti.
Quali test fare per capire se sei intollerante al glutine?
Se si sospetta un’intolleranza al glutine, è importante sottoporsi a un percorso diagnostico guidato da uno specialista. Per identificare se si tratta di celiachia, sensibilità al glutine o allergia al grano, vengono utilizzati diversi test:
- Test sierologici – sono analisi del sangue in grado di rilevare anticorpi specifici associati alla celiachia. Se i test risultano positivi, si procede con ulteriori accertamenti.
- Biopsia intestinale – è un esame che consente di valutare eventuali danni ai villi intestinali (ovvero strutture complesse della parete della mucosa intestinale), confermando o escludendo la celiachia.
- Test genetico HLA-DQ2/DQ8 – è un esame utile per identificare la predisposizione genetica alla celiachia e valutare un’eventuale sensibilità al glutine.
- Test per l’allergia al grano – serve a verificare la presenza di una reazione allergica mediata da IgE, distinguendola dalla celiachia e dalla sensibilità al glutine.
- Dieta a esclusione e reintroduzione – una volta escluse celiachia e allergia al grano, si procede con una dieta priva di glutine per valutare se i sintomi migliorano, seguita da una reintroduzione graduale per confermare l’eventuale sensibilità al glutine.
L’importanza dei test genetici
I test genetici rappresentano uno strumento fondamentale per individuare la predisposizione alla celiachia e la sensibilità al glutine. Sebbene non siano sufficienti per una diagnosi definitiva, possono essere utili per chi ha sintomi persistenti ma risulta negativo ai test sierologici.
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